Gli obiettivi del trattamento in termini di qualità di vita

Intervista al Dott. John M. Kane, The Zucker Hillside Hospital, Glen Oaks, New York, USA.

Il dott Kane ha presentato le opzioni attuali di trattamento farmacologico durante il simposio satellite sul funzionamento e qualità di vita (QoL) come obiettivi terapeutici a lungo termine nella schizofrenia. 

L’intervista approfondisce l’opinione del Dott.Kane sulle opzioni terapeutiche attuali e sugli outcome dei pazienti affetti da schizofrenia. 

Durante la scelta terapeutica, fino a che punto gli psichiatri devono concentrarsi sul miglioramento della funzionamento  e QoL dei loro pazienti affetti da schizofrenia?
Gli psichiatri devono prestare più attenzione a questi importanti aspetti della patologia. Fino ad oggi, la loro attenzione si è diretta principalmente verso la gestione dei segni e dei sintomi chiave della schizofrenia. Tuttavia, per i pazienti e le loro famiglie è estremamente importante poter raggiungere una buona QoL,  un buon funzionamento e condurre una vita normale. Con “vita normale” intendo dire che i pazienti riescono a inserirsi nella comunità, stabiliscono relazioni, sono in grado di andare lavoro e a scuola. I pazienti hanno bisogno di un aiuto per raggiungere questi obiettivi, devono poter essere trattati tramite le migliori terapie e necessitano di un aiuto per continuare ad assumerle, oltre ad interventi psicosociali che li supportino in questo processo.

Pensando ai suoi pazienti, quali sono i cambiamenti che percepiscono come miglioramenti del funzionamento e QoL?  Cos’è importante per loro e come ne parlano durante la visita?
Ciò che più conta per i pazienti è avere rapporti sociali, un lavoro, una casa, una relazione e i propri hobbies. Come qualsiasi altra persona, anche i pazienti vogliono sentirsi connessi con gli altri, di far parte della loro famiglia e comunità, che la loro vita abbia un senso. Questo è quello che vorrebbe chiunque.  

Grazie alle opzioni terapeutiche ad oggi disponibili, come sono gli “outcome” per le persone affette da schizofrenia?
Gli outcome attualmente lasciano molto a desiderare. Solo il 14% dei pazienti affetti da schizofrenia raggiunge lo stato di recovery e tutti gli obiettivi di cui abbiamo già parlato precedentemente. Per prima cosa il clinico deve valutare i sintomi che hanno spinto il paziente a rivolgersi per la prima volta al medico, ad esempio l’aggressività e l’agitazione. Questi sintomi vanno sicuramente gestiti, ma le strategie di trattamento per queste manifestazioni acute non sono necessariamente le più utili per la  gestione globale e a lungo termine della condizione clinica del paziente. Inoltre, all’interno della comunità i pazienti spesso non trovano l’aiuto necessario per migliorare il proprio funzionamento e QoL. Ai medici viene insegnato come risolvere i problemi di salute, ma devono anche lavorare in team con gli altri colleghi per assicurare ai propri pazienti di poter accedere e beneficiare degli interventi psicosociali. Tali interventi aiutano spesso il paziente a gestire la propria salute fisica e benessere, il proprio  stile di vita, ad evitare l’abuso di sostanze, a smettere di fumare, ecc… In caso contrario, la schizofrenia ha la meglio sui pazienti: i problemi legati alle malattie mentali croniche e gravi possono ridurre di 15 anni l’aspettativa di vita del paziente che ne è affetto.  

Secondo lei, che ruolo hanno i nuovi LAI nel miglioramento degli outcome per le persone affette da schizofrenia, e perchè?
Non ci sono dubbi sull’importanza, documentata, del trattamento farmacologico nella gestione della schizofrenia. Tuttavia, inspiegabilmente, le persone hanno difficoltà ad assumere una terapia orale per un lungo periodo. Pertanto, i farmaci a rilascio prolungato (LAI) offrono ai pazienti la possibilità di assumere la terapia ad intervalli meno frequenti, un aspetto che permette a noi medici di mantenere un contatto con il paziente e di avviare altri interventi psicosociali per lunghi periodi di tempo.

Se dovesse dare tre consigli ai suoi colleghi psichiatri su come ottenere il massimo dall’impiego dei LAI, quali sarebbero?
Usateli, usateli  e usateli! Questi farmaci al momento sono scarsamente utilizzati. Lavorate insieme ai pazienti; utilizzate il tempo per capire perché i pazienti sono riluttanti a provare questo tipo di trattamento, e a definire come meglio presentarli in modo da destare il loro interesse. Lavorare con i pazienti per l’impiego dei LAI è un processo che richiede tempo, non arrendetevi troppo presto. Se psichiatra e paziente lavorano insieme all’interno di una buona alleanza terapeutica, entrambi possono adottare misure di prevenzione delle ricadute e ottimizzare gli outcome del paziente a lungo termine.