La dottoressa Beatrice Benatti, giovane psichiatra impegnata in prima linea nella gestione dei pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo, ci racconta gli effetti a breve e a lungo termine della pandemia di COVID-19 su questa categoria di pazienti fragili, oltre a fornirci ampi spazi di riflessione per importanti implicazioni nella pratica clinica quotidiana.
È indubbio che la pandemia di COVID-19 e le relative misure di contenimento – quarantena, distanziamento sociale e auto-isolamento - stanno avendo un potente impatto non solo sulla salute fisica ma anche sulla salute mentale1,2.
La solitudine e le ridotte interazioni sociali sono fattori di rischio ben noti per molti disturbi mentali, tra cui schizofrenia e depressione maggiore. Preoccupazioni sul proprio stato di salute e quello dei propri cari (in particolare anziani o coloro che soffrono di una patologia fisica) così come l’incertezza per il futuro possono generare o esacerbare paura, depressione e ansia. Se queste preoccupazioni sono prolungate nel tempo, possono incrementare il rischio di gravi e disabilitanti condizioni per la salute mentale, inclusi disturbi d’ansia come disturbi di panico, disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), disturbi correlati allo stress ed al trauma. Quindi, in questo scenario il numero di soggetti che necessitano di un’assistenza psichiatrica aumenterà nelle prossime settimane e mesi, richiedendo una rivalutazione delle attuali pratiche di intervento3.
In un editoriale pubblicato qualche settimana fa sulla rivista European Psychiatry il Prof. Fiorillo e Prof. Gorwood identificano 4 gruppi di persone a maggior rischio per le conseguenze sulla salute mentale e psicosociali della pandemia di COVID-19: a) coloro che sono stati a contatto diretto o indiretto con il virus b) coloro che sono già vulnerabili a fattori di stress biologico o psicosociale (incluse le persone con problemi di salute mentale) c) gli operatori sanitari (a causa del rischio maggiore di esposizione) e d) coloro che seguono continui aggiornamenti tramite i numerosi canali media3.
Nella sua quotidiana attività clinica ha avuto già modo di gestire pazienti che rientrano nelle 4 categorie sopracitate? Se si, quali sono stati i disturbi mentali più frequentemente presenti?
La sintomatologia più frequente è l'incremento dell’ansia libera e somatica. Un altro sintomo riportato è l’insonnia, soprattutto iniziale e centrale, spesso esacerbata da rimuginazioni ansiose scarsamente controllate
Certamente e, come si evince da questa categorizzazione, la potenziale vulnerabilità colpisce trasversalmente diverse aree della popolazione, che dovremo essere pronti a gestire in ambito psichiatrico e psicoterapeutico.
Ho già avuto modo di visitare persone che sono state a contatto diretto con il virus (in primis operatori sanitari) o che ne hanno avuto esperienza indiretta (per esempio nel caso della presenza di un parente ospedalizzato per COVID-19).
Molti pazienti che soffrono di disturbi d’ansia o di DOC hanno incrementato il tempo dedicato al controllo delle notizie online e dei social media alla ricerca di rassicurazioni sulla propria salute e di approfondimenti sull’andamento dell’attuale pandemia. La sintomatologia lamentata più di frequente è legata all’incremento dei disturbi della sfera ansiosa, con aumento dell’ansia libera e somatica. Un altro sintomo riportato molto comunemente è l’insonnia, soprattutto iniziale (anche legata all’utilizzo di cellulari o tablet fino a tarda sera) e centrale, spesso esacerbata da rimuginazioni ansiose scarsamente controllate.
Lavorando in un ambulatorio completamente dedicato alla cura dei pazienti con DOC quale è l’impatto della pandemia di COVID-19 su questa particolare categoria di pazienti?
In diversi casi si è assistito alla comparsa di nuovi tipi di ossessioni/compulsioni o alla ripresentazione di tematiche ossessive passate che erano in remissione. Per tutti i pazienti con DOC sono aumentati i comportamenti di evitamento, soprattutto legati al timore della potenziale contaminazione
Sicuramente i pazienti che presentavano già ossessioni e compulsioni di pulizia hanno incrementato la frequenza dei propri rituali. Tuttavia, anche i pazienti affetti da altri fenotipi di ossessioni e compulsioni hanno aumentato i propri rituali e in diversi casi si è assistito alla comparsa di nuovi tipi di ossessioni/compulsioni o alla ripresentazione di tematiche ossessive passate che attualmente erano in remissione. In generale, per tutti i pazienti con DOC sono aumentati i comportamenti di evitamento, soprattutto legati al timore della potenziale contaminazione, per cui molte visite sono state effettuate via Skype o per via telefonica, in caso di pazienti con difficoltà nell’uso di device informatici.
Durante le visite face-to-face, al fine di garantire gli standard di sicurezza, abbiamo dovuto adottare misure precauzionali igienico-sanitarie, quali l'utilizzo di DPI da parte di operatori e pazienti, disinfezione delle superfici d’appoggio degli studi fra una visita e l’altra, mantenimento delle opportune distanze sia in studio sia in sala d’attesa. Per i pazienti sufficientemente stabili ed in grado di utilizzare strumenti tecnologici sono state effettuate visite tramite videochiamata, in alternativa sono stati effettuati dei monitoraggi telefonici settimanali.
Questa situazione di emergenza ha causato un incremento di nuovi casi di pazienti affetti da DOC?
Una delle caratteristiche del DOC è la lunga latenza che spesso intercorre fra l’inizio della malattia e la decisione di rivolgersi ad uno specialista, motivata spesso dalla difficoltà di condividere i contenuti delle proprie ossessioni con un’altra persona. Considerato anche l’attuale timore di un potenziale contagio, soprattutto se la visita veniva effettuata in ambito ospedaliero, l’accesso di nuovi pazienti con DOC si è inizialmente ridotto. I nuovi pazienti che si sono presentati sono stati per la maggior parte spinti da un caregiver/amico, passando anche dal consiglio del medico di Medicina Generale.
Quali potranno essere gli effetti a lungo termine di questa pandemia su questo fenotipo di pazienti?
Migliorando l’andamento della pandemia, occorrerà monitorare le reazioni rispetto all’aumentato stress legato alle uscite che torneranno ad essere consentite e valutare un potenziale incremento di ossessioni e compulsioni
Durante il lockdown molti pazienti hanno visto aggravarsi e diversificarsi le proprie ossessioni e compulsioni; molti di essi hanno evitato di uscire di casa anche per le necessità essenziali, chiedendo aiuto a caregiver o conoscenti. Migliorando l’andamento della pandemia, occorrerà monitorare le reazioni rispetto all’aumentato stress legato alle uscite che torneranno ad essere consentite e valutare un potenziale incremento di ossessioni e compulsioni legate al timore della contaminazione e alla paura di essere vettori di contaminazione per altre persone.
Al fine di ridurre il rischio di sviluppare problemi di salute mentale, quali sono i suggerimenti che fornirebbe alla popolazione generale?
Nonostante l’isolamento, cercare di mantenere una propria routine, sia nel ritmo sonno-veglia sia nell’alimentazione e nella gestione delle uscite necessarie. Reperire nuove informazioni sull’andamento della pandemia è importante, ma consultando siti affidabili e, soprattutto, per un tempo limitato nell’arco della giornata. Cercare, piuttosto, di utilizzare device come cellulare e tablet per rimanere in contatto con i propri cari, soprattutto se si avvertono stress e solitudine. Se i livelli di stress e di ansia diventano di difficile gestione in autonomia, rivolgersi ad uno specialista della salute mentale, anche tramite il consiglio del proprio medico di medicina generale.
Dottoressa Beatrice Benatti
Ospedale Universitario Luigi Sacco
UO Psichiatria 2