La pandemia di COVID-19 ha prodotto una condizione di elevato stress psicologico e fisico in tutto il mondo, soprattutto per gli operatori sanitari coinvolti in prima linea nella gestione di questa emergenza. Di seguito viene brevemente descritto uno dei primi studi condotti in Cina per valutare l’impatto di questa pandemia sulla salute mentale di professionisti sanitari e non.
Nel febbraio 2020 Wen Lu e collaboratori hanno condotto una survey tramite un questionario on-line con lo scopo di valutare lo stato psicologico di operatori sanitari (medici ed infermieri) e personale amministrativo presso l’Ospedale Provinciale di Fujian in Cina durante la pandemia di COVID-19.
All’interno del questionario sono state valutate paura, ansia e depressione tramite l’utilizzo di apposite scale di valutazione (una scala numerica con un punteggio 0-10 per la valutazione della paura, Hamilton Anxiety Scale, HAMA, e Hamilton Depression Scale, HAMD) e sono stati raccolti dati relativi al sesso, età, anni di lavoro, formazione, stato coniugale (sposato, single, altro) e familiare (nessun figlio, uno o più figli). I questionari terminati in due giorni dal 25 febbraio 2020 al 26 febbraio 2020 sono stati considerati elegibili ed inclusi nell’analisi.
Sono stati raccolti 2423 questionari, di cui 2299 elegibili, con un tasso di risposta totale del 94.88%. 2042 dei partecipanti erano operatori sanitari e 257 personale amministrativo (inclusi coloro che lavoravano nella logistica); in entrambi i gruppi circa il 75% era rappresentato da femmine e la fascia di età prevalente era compresa tra 31 e 40 anni. Nessuna differenza significativa è stata riportata per anni di lavoro, stato coniugale e familiare tra i due gruppi.
La percentuale di operatori sanitari che presentavano un livello di paura da moderato a grave era maggiore rispetto al gruppo del personale amministrativo (70.6% vs 58.4%). Inoltre, il 22.6% degli operatori sanitari ha mostrato ansia da lieve a moderata e il 2.9% ansia grave rispetto a 17.1% e 2.9% del personale amministrativo. Queste differenze in termini di gravità di paura (p<0.001) ed ansia (p=0.049) erano statisticamente significative tra i due gruppi.
L’11.8% degli operatori sanitari ha presentato una depressione da lieve a moderata e l’0.3% grave.
È stata condotta un’ulteriore analisi riguardo i fattori in grado di facilitare stati di preoccupazione, pressione e frustrazione. Vari fattori hanno contribuito all’incremento della pressione psicologica come, per esempio, lavorare in un reparto di isolamento (p<0.001), la preoccupazione di essere infetti (p<0.001), la carenza di dispositivi protettivi (p<0.001), il fatto che l’epidemia non verrà mai controllata (p=0.002), sentirsi frustrati a causa di risultati non soddisfacenti sul lavoro (p<0.001), sentirsi soli e isolati dai propri cari (p=0.005).
Tutti i partecipanti sono stati suddivisi in 3 sottogruppi in accordo con la possibilità di entrare in contatto più o meno facilmente con i pazienti affetti da COVID-19: personale ad alto rischio (coloro che lavorano in reparti di malattie respiratorie, emergenza, terapia intensiva e malattie infettive), personale a basso rischio (coloro che lavorano in altri reparti clinici) e personale non clinico (coloro che lavorano in unità amministrative e di operazione tecniche). Sono state rilevate differenze statisticamente significative tra i livelli di paura (p=0.027), ansia (p=0.003) e depressione (p=0.007) tra i 3 sottogruppi. Nell’analisi finale multivariata, il sottogruppo del personale ad alto rischio presentava un rischio 2 volte maggiore di soffrire di ansia (OR, 2.062; IC 95%, 1.349-3.153) e depressione (OR, 2.016; IC 95%, 1.102-3.685) rispetto allo staff non clinico.
Questo studio, pur caratterizzato da alcuni limiti metodologici (per es. condotto in un solo centro, disegno dello studio), ha evidenziato come le condizioni altamente stressanti correlate alla pandemia di COVID-19 abbiano avuto un impatto importante sulla salute mentale, soprattutto dei professionisti sanitari operanti nei dipartimenti ospedalieri ad alto rischio. Gli autori concludono che strategie efficaci a supporto della salute mentale dovrebbero essere costantemente promosse per questa categoria di operatori.
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